mercoledì 29 giugno 2011
giovedì 2 giugno 2011
Cartoni animati per raccontare l’integrazione.
Un tema di grande interesse che lega i cartoni animati all’attualità è quello dell’integrazione. Oggi nella società multiculturale, già da bambini ci si confronta con culture e usi differenti da quelli della propria nazione: sono sempre di più i bambini che a scuola si confrontano con compagni e coetanei provenienti da altri paesi, e spesso l’integrazione, la convivenza e il reciproco rispetto non sono semplici da raggiungere e mantenere. Far capire ai bambini che il valore di una persona si misura dalla sua personalità e non dalla cultura di appartenenza, dalle tradizioni familiari o dal tipo di abbigliamento, è un obiettivo nobile che può essere raggiunto con maggiore facilità grazie al contributo di strumenti quali i cartoni animati. Si tratta di episodi televisivi nei quali vengono raccontate storie di amicizie, collaborazioni, legami che nascono indipendentemente dal colore della pelle o dalla lingua parlata. Un progetto che ha catturato la mia attenzione , a tal proposito, è quello realizzato a Partinico, Comune capofila del Distretto sociosanitario 41 di Palermo, in cui più di quaranta bambini di nazionalità diverse sono stati riuniti per capire che cos'è l'integrazione; dal loro lavoro è nato un cartone animato-fiaba. Il progetto “Integrazione e Multimedialità", promosso dall'Istituto per la promozione e formazione professionale e per lo sviluppo siciliano di Palermo, si era prefissato l’obiettivo di sperimentare un modello di integrazione e di crescita culturale e impedire eventuali devianze dei piccoli immigrati. I bambini immigrati coinvolti provenivano da vari paesi: Marocco, Cina, Siria, Tunisia, Algeria, Romania, Congo e Albania, tutti iscritti alla scuola dell'infanzia o elementare. Alle loro scuole è stato poi distribuito un dvd contenente anche tre fiabe, due di cultura italiana e una di cultura araba. Un esempio di integrazione, collaborazione e produttività!!
Fonti: www.integrarsi.eu/integrazionemultimediale/ e www.repubblica.it
mercoledì 25 maggio 2011
La disabilità spiegata con i cartoni.
Spiegare ad un bambino cosa significa essere disabili, quali sofferenze non solo fisiche, ma soprattutto psicologiche ne conseguano, è un compito assai delicato e per nulla semplice. L’obiettivo che spesso genitori e scuole si prefiggono di raggiungere è far capire ai bambini che la diversità può essere una risorsa, una caratteristica non per forza negativa; il valore di una persona si misura dalla sua personalità e dalle relazioni. A tal proposito ha suscitato il mio interesse un progetto condotto e realizzato dalla televisione inglese BBC: Nick Park ha deciso, con il suo team, creatore del film animato Wallace&Gromit, proiettato nelle sale nel 2006, di ideare una nuova serie di cartoni animati in cui tutti i protagonisti presentano una disabilità fisica; il titolo del cartone è “Creature Discomforts”. I protagonisti sono: Peg, un riccio, Brian, un cane bull terrier, entrambi su sedia a rotelle; Flash, un bassotto con un carrellino al posto degli arti posteriori; Tim, una tartaruga con le stampelle; Slim, un insetto stecco col bastone, e Spud, la lumaca con la sedia a rotelle motorizzata. L’idea è stata sviluppata da Park in collaborazione con l’istituto di beneficenza Leonard Cheshire Disability, con l’obiettivo di realizzare una campagna informativa ed educativa per affrontare in modo nuovo e avvincente le problematiche quotidiane incontrate dalle persone disabili, e avvicinare i bambini a tali questioni. Con il suo straordinario humour la serie animata ha pienamente raggiunto lo scopo per cui è stata creata. Tra le diverse gag rappresentate, una tra le più illuminanti è quella in cui il bassotto Flash con le rotelle al posto delle zampe posteriori, cercherà di lanciarsi da un ponte per fare “bungee jumping”, rifiutandosi di accettare la difficoltà di tale impresa. Un aspetto di particolare interesse è la modalità con cui la serie di cartoni è stata realizzata: gli ideatori hanno scelto di utilizzare la tecnica “stop-motion” in cui i personaggi, interamente realizzati con la plastilina, sono mossi da personale esterno e filmati fotogramma per fotogramma, con diverse tecniche di esposizione della telecamera per ottenere i diversi effetti. Alla fine tutti i fotogrammi ottenuti sono montati in sequenza. I doppiatori dei vari personaggi sono stati scelti tra persone disabili, in modo da rendere più realistico e incisivo il significato del progetto. Mi sembra interessante riportare una frase dell’ideatore : “ l’idea di aver utilizzato persone disabili autentiche per ideare e doppiare i personaggi ha dato un’incredibile veridicità al tutto”. La speranza è che questo meraviglioso progetto aiuti i piccoli spettatori a sviluppare quella sensibilità che servirà, prima, durante l’adolescenza e dopo nell’età adulta, a relazionarsi con le persone disabili. Una qualità che sembra mancare a molti giovani d’oggi, basti pensare ai più recenti episodi di bullismo nelle scuole.
Fonti: www.prodigio.it
Fonti: www.prodigio.it

martedì 17 maggio 2011
I cartoni storici.
Ho avuto la fortuna di avere un fratello e delle cugine più grandi di me che, quando eravamo bambini, mi coinvolgevano nella visione e nei racconti dei cartoni animati dei loro tempi, perché purtroppo a distanza di qualche anno i cartoni cambiavano tematica o la moda portava a cartoni animati diversi. Quelli a cui ho appena accennato erano cartoni storici. Raccontavano le vicende dei protagonisti realmente accadute nella storia. Preparando già i bambini ai contenuti che avrebbero appreso più avanti. Indicazioni e conoscenze importanti che sarebbero rimaste nella mente, utili sia per ampliare il bagaglio di nozioni per il futuro sia per permettere alle nuove generazioni di non commettere gli stessi errori fatti dai “grandi” del passato. Ad esempio la storia di “Lady Oscar” è ambientata nella nobiltà lussuosa della corte di Versailles in Francia nella seconda metà del Settecento in clima di Rivoluzione Francese. Il padre di Lady Oscar è il generale delle Guardie del Re e non avendo eredi maschi educò la figlia come se fosse un maschietto insegnandole la disciplina militare. Un altro cartone ambientato in un reale contesto storico era il “Tulipano nero”, dove i protagonisti lottano contro l’ingiustizia sociale che dominava la società francese. Anche le avventure di D’Artagnan e i tre moschettieri sono ispirate a fatti realmente accaduti nella storia.
sabato 30 aprile 2011
Collage di ricordi!!!
Ho chiesto ad alcuni amici di raccontarmi brevemente il ricordo che hanno dei cartoni animati della loro infanzia...
“Guardavo i cartoni al pomeriggio, quando tornavo dall’asilo o da scuola, mentre facevo merenda. Ho un ricordo dolce e un po’ malinconico perché era un periodo della vita spensierato. Credevo che i cartoni fossero veri, che i personaggi esistessero realmente e mi affezionavo a loro!” Giacomo.
“Il mio ricordo dei cartoni è un po’ lontano perché quando si cresce si guardano sempre meno … credo che oggi non ci siano più cartoni belli come una volta. Ricordo che c’erano quelli semplici e fantasiosi come i puffi, quelli per le ragazze come “ Piccoli problemi di cuore” e per i ragazzi per esempio “Holly e Benji” ; tutti accompagnati da sigle che ancora oggi ricordo e canto! Poi ci sono quelli che considero per tutte le età, che ancora oggi riguarderei e credo siano a loro modo educativi, tipo “Il Re Leone”, “Cenerentola”, “Nemo”, “L’era glaciale”. Cartoni del genere possono essere meglio di qualunque film.” Erica.
“Io?! Comportarmi bene?!! Da piccolo vedevo Tarzan andare in giro nudo. Cenerentola arrivava a mezzanotte. Pinocchio diceva bugie. Aladino era un ladro. Batman guidava a 320 km/h. Biancaneve abitava in una casa con 7 uomini. Popeye fumava ed era tutto tatuato. E Pacman correva in una sala buia con musica elettronica. Troppo tardi!La colpa non è mia ma della mia infanzia!” Marco.
“Amavo i cartoni animati, appena finivo i compiti correvo ad accendere la tivù per guardarli. Alla domenica mattina mi svegliavo presto per vedere “L’albero azzurro” e appena c’era pubblicità alternavo con altri cartoni. Poi c’erano i cartoni in videocassetta e ne avevo una collezione infinita ma nessun cartone mi ha segnata particolarmente, non ne avevo uno preferito; mi affascinavano ovviamente le principesse ma mi divertivo con tutti perché nonostante botte, bombe, martellate presenti in alcuni cartoni alla fine nessuno si faceva male veramente.” Giovanna.
“Il ricordo dei cartoni animati che guardavo da bambino è ormai molto lontano ma non potrò mai dimenticare la “Tivù dei ragazzi” che era il momento più atteso della settimana, il più divertente e spensierato. Ricordo le innumerevoli storie dell’orso Yoghi e del suo fedele amico Bubu sempre alla ricerca di buone merende da rubare nel parco di Jellystone ai tanti visitatori e subito dopo arrestati dal Ranger. Per non dimenticare ancora le avventure del gatto Felix.” Giulio.
“Io ho un buonissimo ricordo dei cartoni animati che guardavo da bambina, era un momento meraviglioso per me che continuava anche dopo il cartone perché giocavo ad imitare i personaggi. Purtroppo faceva lo stesso anche mio fratello, solo che i cartoni che piacevano a lui non erano gioiosi come i miei ma parlavano ad esempio di combattimenti tra persone, questo non era molto istruttivo perché poi lui faceva finta di essere un combattete.” Luisa.
giovedì 21 aprile 2011
Qualcosa resta nel cuore …
Chi ha avuto la fortuna di trascorrere un’infanzia serena, felice e spensierata avrà sicuramente dei bei ricordi nel cuore. La semplicità dei bambini trova anche nelle piccole cose un qualcosa di esemplare e magico. I cartoni animati spesso occupano un grande spazio nella giornata dei nostri piccoli amici. Per questo è importante l’ottima qualità dei loro cartoni animati. Quello che si guarda e vive con interesse ed emozione spesso resta così impresso nella memoria da portarlo dentro di noi fino all’età adulta. Addirittura nei momenti tristi e difficili della crescita o di quando si è già grandi si può trovare benessere e spensieratezza anche solo nell’ascoltare le sigle dei cartoni preferiti nell’infanzia. Questo per farci ritrovare le dolci sensazioni di un tempo e farci volare con la mente alla nostra tenera età in cui a volte si tornerebbe con piacere!!!
venerdì 8 aprile 2011
Addio pigrizia con “Il fantastico mondo di Bo”
Prima di cena mi è capitato di guardare la tivù con il mio cuginetto di 3 anni. Stavamo facendo zapping tra i vari canali dedicati ai bambini per trovare il cartone che più gli piaceva. Tralasciando quelli per i bambini più grandi e quindi più complessi, lui ha scelto “il fantastico mondo di Bo”, uno dei suoi preferiti. Già da subito la simpaticissima sigla ci ha coinvolti a ballare insieme e ho potuto subito notare con molta curiosità la bellezza di questo cartone. Ha molti aspetti fantastici, sembra quasi un videogioco ma l’aspetto più interessante sta nel fatto che riesce ad interagire con i bambini. Si proprio così … riesce a coinvolgerli in modo spettacolare. Bo, la protagonista, chiede ai bambini di aiutarla nelle situazioni che deve risolvere e soprattutto per essere caricata. Il suo braccialetto, che le da forza, si carica se i bambini che guardano il cartone fanno i suoi movimenti, i suoi passi, ciò che lei consiglia; tutto questo deve essere fatto nella “Bo zona” una zona sicura dove i bambini non possono aver lasciato i giochi in disordine … ottimo modo per insegnare loro a non lasciare troppe cose in giro! Il bambino perciò non resta impalato a guardare il cartone ma anzi cammina, corre, salta entusiasmato dall’idea di procurare energia ed aiutare la simpatica Bo. Direi che è un ottimo cartone che non fa diventare i nostri cari bambini pancioni e sedentari.
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